In presenza di forti emozioni, una delle prime e delle più evidenti re-azioni corporee è il cambiamento dei ritmi respiratori.
Non a caso il comune detto "rimanere senza fiato" lascia supporre che il soggetto sia stato testimone di un evento strabiliante mentre, muovendoci su esempi più tristi, durante un attacco di panico la respirazione diviene terribilmente affannosa e superficiale, alimentando il poco piacevole senso di asfissia percepito.
Si tratta quindi di cambiamenti involontari delle modalità respiratorie del corpo, a fronte di percezioni di situazioni reali, ricordi o pensieri di qualsiasi tipo.
Nelle arti marziali orientali il respiro, praticato coscientemente, è necessario per il mantenimento del ki, l'energia vitale, di cui ognuno ha una razione quotidiana ma che quasi tutti dissipano nella frenetica produzione dei soliti pensieri associativi involontari e relative emozioni.